Le capitali europee accolgono i gelatieri italiani
Tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, l’Europa viene pacificamente invasa da un’ondata di gelatieri soprattutto zoldani e cadorini. Rigore morale e solidarietà sono i valori che tengono unite le piccole comunità che si insediano all’estero. Vienna è il centro da cui si propagano i primi pionieri in tutta Europa, a causa anche delle leggi restrittive in vigore nella capitale del regno. Nel centro delle grandi città europee vengono aperte nuove gelaterie e le strade di Praga, Budapest, Varsavia, Lipsia, Brno, Cracovia e Amsterdam sono affollate da festosi e coloratissimi carrettini. In alcune città europee nascono vere e proprie dinastie di gelatieri.
Nuove patrie per i gelatieri
Grandi lavoratori, abituati alle asperità della vita gli Zoldani, Cadorini e Friulani si adattarono velocemente alle nuove realtà. In generale, seppero conquistare la fiducia e la stima dei popoli che li ospitavano. Nuove ondate migratorie seguirono la fine della prima guerra mondiale; ora la “terra promessa” era al di là dell’oceano: il Sudamerica. Il Brasile e l’Argentina, soprattutto, furono meta di numerose famiglie che vi si stabilirono dando vita ad una grande Associazione di gelatieri, l’Afadhya, Asociación Fabricantes Artesanales de Helados y Afines.
Il cono: un piccolo, geniale contenitore
Il cono, che negli anni è diventato simbolo del gelato artigianale di tradizione italiana nel mondo, storicamente viene attribuito a più personaggi. La richiesta di brevetto di uno stampo per fabbricare coni e cialde per gelati è stato depositato dal cadorino di Peaio, Vittorio Marchionni, il 13 dicembre 1903, presso l’apposito ufficio di Washington D.C. Prima di allora il “gelato di strada” era servito in bicchierini di vetro, cartocci di carta, cialde arrotolate e, successivamente, tra due biscotti, come un panino: erano le “parigine”. I coni stampati sono prodotti in Italia intorno al 1926 e il loro utilizzo si estende in tutta Europa.